Strade: l'Italia che invecchia sarà meno sicura

Nel 2040 gli over 65 saranno più di un terzo della popolazione e oggi sono gli utenti della strada più vulnerabili

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Gli italiani insieme ai giapponesi sono la popolazione più longeva del mondo: è un'ottima notizia, se non fosse che in questi ultimi anni il tasso di natalità si è abbassato drasticamente per effetto della crisi economica che rende più difficile per i giovani crearsi una famiglia. Secondo le stime effettuate dalla Fondazione Unipolis del Gruppo Unipol nello studio “Non è una strada per vecchi” presentato a Citytech 2014, nel 2040 gli over 65 saranno circa 20 milioni rispetto agli attuali 12,6, mentre gli over 80 che oggi sono solo 3,7, supereranno i 6,5 milioni. In poche parole, gli anziani rappresenteranno oltre un terzo dell'attuale popolazione. Un trend che comporta non solo un ripensamento delle politiche previdenziali e sanitarie, ma anche in tema di sicurezza stradale.

ANZIANI A RISCHIO. I nostri anziani sono infatti gli utenti più deboli della strada. Un esempio: nel 2012 i pedoni vittime della strada sono stati 564 su un totale di 3.653, ma fra questi gli over 65 sono stati 351, cioè il 62%, mentre la fascia d’età più colpita è stata quella 80-84 anni, con 92 vittime. E se l'età media del Bel Paese continuasse ad alzarsi, come prospettano le proiezioni, il numero dei morti sulle strade potrebbe non solo non diminuire, ma addirittura incrementare del 12%. Ciò vanificherebbe quanto di buono realizzato sinora in tema di sicurezza: secondo dati Aci e Istat, negli ultimi dodici anni, dal 2001 al 2012, le vittime della strada sono quasi dimezzate, passando da 7.096 a 3.653 (-48,5%).

CHE FARE? Secondo la Fondazione Unipolis “Nell’Italia che invecchia, i centri urbani devono garantire sicurezza e qualità della vita, puntare su forme avanzate di mobilità sostenibile: trasporto pubblico, aree pedonali, piste ciclabili, “zone 30””. Sono infatti le aree urbane quelle più a rischio, dal momento che nei grandi centri si registra il 75% degli incidenti stradali, con il 72% dei feriti e oltre il 42% dei morti come conseguenza. Secondo Unipolis, “La mobilità urbana deve diventare sinonimo di sostenibilità. Dal punto di vista ambientale: minore congestione da traffico di autoveicoli significa meno inquinamento, più salute; dal punto di vista sociale: meno vittime, morti e feriti vogliono dire città più vivibili, migliore qualità della vita delle persone e delle comunità. Ma tutto questo si traduce anche in una maggiore sostenibilità economica: i costi degli incidenti stradali equivalgono ogni anno a oltre 30 miliardi di euro, più del 2% del Pil”. 

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