MV Agusta Brutale 990R e 1090RR

La fabbrica dei sogni ha riaperto i battenti e presenta la nuova versione della naked più bella del mondo: riprogettata per l’85% è più leggera e confortevole, ma sempre Brutale!!!

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MV Agusta Brutale 990R/1090RR

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MV Agusta Brutale 990R/1090RR
MV Agusta Brutale 990R/1090RR
MV Agusta Brutale 990R/1090RR
MV Agusta Brutale 990R/1090RR
MV Agusta Brutale 990R/1090RR
MV Agusta Brutale 990R/1090RR
MV Agusta Brutale 990R/1090RR

Non dovrebbe esserci bisogno di spiegare cosa rappresenti il marchio MV Agusta nel mondo delle moto: i 75 titoli iridati ottenuti nella sua storia, l’essere la casa che ha vinto in assoluto di più, seconda solo ad Honda, l’aver avuto un portabandiera come Giacomo Agostini e, soprattutto, l’aver prodotto gioielli come la Brutale e la F4, dovrebbero essere fatti sufficienti a riconoscerle il titolo di miglior moto italiana e, quindi, miglior moto al mondo.
È quindi evidente che quando da Schiranna giunge notizia che stanno per presentare la nuova Brutale, non possiamo che precipitarci a vedere come sia.
Negli ultimi anni molte case hanno rimesso mano ai loro modelli più venduti e famosi, spesso stravolgendoli completamente, quindi la curiosità ci assale: come avranno realizzato la nuova Brutale? Avranno solo apportato piccoli ritocchi qua e là o l’avranno ridisegnata ex novo, abbandonando le linee tracciate da Massimo Tamburini quando creò la prima Brutale?
Alla MV hanno pensato a lungo sulla questione e sono giunti alla conclusione di seguire entrambe le vie: rinnovare completamente la naked più esclusiva del mondo, senza tradire le bellissime linee tracciate dalla matita del maestro Tamburini. Impresa questa, ovviamente, molto più ardita che non un banale nuovo modello ridisegnato da 0.
Quando la vediamo per la prima volta, tiriamo un sospiro di sollievo nel ritrovare le caratteristiche che l’hanno resa celebre, nel vedere che è sempre lei, la piccola e grintosa Brutale. Effettivamente, però, affinando l’occhio, già solo a vederla si notano molti cambiamenti: il faro è sempre l’inconfondibile “faro sciolto” alla Dalì, ma ora trova montato all’interno un efficacissimo faro polissoidale da cui partono 2 file di led che ne rendono lo sguardo inconfondibile. Effettivamente c’è stata un’invasione di led: oltre al faro, anche le frecce sono a led e quelle anteriori, invece che essere fissate sul sostegno del fanale, adesso sono integrate negli specchi, mentre nel fanale dello stop i led formano una in inconfondibilissima V. ancora novità facilmente visibili sono le prese d’aria sul serbatoio e la sella più ampia che, però, mantiene la forma e volumi della precedente. Il telaio sembra più snello, nonostante sia un tradizionale traliccio di tubi e, infatti, ci confermano che è stato alleggerito, così come il meraviglioso forcellone posteriore.
Piccoli dettagli si scorgono esteriormente, grandi innovazioni sono celate all’interno: intanto la nuova Brutale dispone di una doppia mappatura asciutto/bagnato, che invece di andare a limitare la potenza massima, agisce sull’erogazione, rendendola più fluida ed evitando perdite di grip senza togliere neanche un cavallo.
Altra grandissima innovazione è l’introduzione del Traction Control programmabile in 8 posizioni, come nuovo è il cambio che, oltre a fornire una corsa del pedale maggiore, è stato completamente ridisegnato per poter inserire il sensore di marcia, così da averne segnalazione sul display e, già che c’erano, ne hanno anche ridotto il peso. La riduzione di peso è stata una delle grandi “manie” in MV: ovunque si è tolto qualcosa, dai bellissimi cerchi, forgiati per la 1090RR, al già citato forcellone, dal basamento del motore, a cui è stato aggiunto anche un contralbero che limita le vibrazioni al manubrio, ai corpi sfarfallati Mikuni, si è tolto qualcosa ovunque.
Per avere maggior guidabilità è stato aumentato anche l’interasse e la lunghezza del forcellone, allargato il manubrio e come già detto aumentata la sella.
La Brutale 1090RR si distingue poi per una serie di piccole rifiniture in più, tutte mirate ad un perfetto utilizzo in pista: la frizione antisaltellamento, le pedane regolabili, l’ammortizzatore di sterzo e l’ammortizzatore a gas Sachs.
Entrambe invece dispongono di eccezionali steli forcella Marzocchi da 50 mm e dall’impianto frenante racing della Brembo, con pinze ad attacco radiale a 4 pistoncini su dischi flottanti da 320 mm all’anteriore e 210 mm al posteriore.
Per quanto riguarda la potenza massima, invece, i cavalli sono calati. Si voleva rendere la Brutale un po’ più sfruttabile anche per chi non abbia una grandissima esperienza di guida in moto, più docile nelle risposte e un po’ meno ruvida, così la potenza massima della 990R è passata da 144 cv a 139 cv e quella della 1090RR da 154 cv a 142 cv: stiamo comunque parlando di signore cifre, ma a detta dei tecnici MV ora la moto non vi strapperà le braccia in accelerazione, come prima.
Bando alle ciance, andiamo a provarle in strada e in pista.

In strada. Cominciamo con la 990R: forse saranno stati i tanti discorsi sulla maggiore docilità, forse ci aspettavamo di trovarci in sella a una normale naked, fatto sta che come diamo una bella girata alla manopola del gas, la Brutale 990R si alza su una ruota esattamente come il modello precedente; divora l’asfalto e si getta a testa bassa pronta a farvi perdere i punti di 4 patenti messe insieme. La ciclistica in generale e le sospensioni in particolare sono molto efficienti, così come i freni, se modulati con attenzione, perché se strizzati energicamente risultano talmente efficaci da poter giocare qualche scherzetto. Nella percorrenza di curva sta piantata sulla traiettoria, ma bisogna ricordarsi del gas, di aprirlo con dolcezza se non si vuole dar vita ad un effetto on/off che potrebbe scomporre l’assetto nel momento meno indicato. In definitiva è vero che è stata addolcita, ma addolcita per essere una Brutale, di cui, oltre al nome, mantiene le caratteristiche di esagerata potenza. Effettivamente la posizione in sella è più comoda e ci si sposta sopra agevolmente, anche i più grossi di stazza ora sono ammessi a guidarla senza sembrare giganti su una mini-moto.
La posizione di guida imposta dal manubrio e il fatto che l’anteriore tendi continuamente ad alleggerirsi ed alzarsi, fanno sì che dobbiate spingere molto su pedane e manubrio per tenerla giù, con il risultato di un lieve indolenzimento delle avambraccia.
Passiamo alla 1090RR. Qui le cose si estremizzano, nel bene e nel male: più cavalli, più cattiveria, ma anche più effetto on/off e più rischio di “mettersela per cappello”, d’altro canto l’ammrtizzatore di sterzo e la frizione antisaltellamento fanno il loro lavoro e per quanto strano si percepisce meno stanchezza alle braccia, seppure la moto tenti comunque di continuo di imbizzarrirsi. La comodità è la stessa, l’impianto frenante anche e il divertimento aumenta se non ci si trova in un tratto di misto stretto, dove, a causa dell’esagerata prepotenza, si fatica un po’ di più che con la 990R.

In pista. Qui il discorso cambia radicalmente: le caratteristiche che rendono la 1090RR estrema per la strada, la fanno diventare estremamente competitiva tra i cordoli: sembra di guidare una supersport, precisa e potente, con buona penetrazione aerodinamica, nonostante l’assenza di carenatura e con una stabilità veramente encomiabile. La 990R non è che si trovi male in pista, ma non arriva a far sprigionare gli ettolitri di adrenalina che invece regala la sorella maggiore. Le staccate possono essere ritardate sempre di più ad ogni giro, sembra quasi senza limite, e buttando il peso in avanti e spalancando il gas ci si ritrova in men che non si dica ben oltre i 200 km/h.
Il Traction Control, presente su entrambi i modelli, merita un discorso a parte. Le impostazioni regolabili tramite i tasti a bordo del display, vanno da 0, disinserito, a 8, molto invasivo. I tecnici ci consigliano la posizione 5 e noi accettiamo il consiglio.
Arriviamo così in curva e sappiamo che dovremo dare molto più gas del solito, pronti a chiuderlo se dovessimo sentire il posteriore che se ne và, la testa si rifiuta, ma on un po’ di violenza riesco a girare la manopola del gas più dl dovuto: non sento niente. Nessun rumore, nessun sobbalzo, niente. La moto si “siede” sul posteriore, il muso punta la corda e continua la sua traiettoria veloce e precisa come se niente fosse. Forse ne ho dato poco di gas. Nuova curva, nuovo tentativo, quindi do una bella zampata alla manopola: niente. Stesso risultato: si siede e punta la corda. Potrei pensare che non funzioni il Traction Control, ma io il gas lo sto dando e l’unico risultato è che giro più veloce in curva, quindi in realtà sta funzionando. Ne parliamo infatti con colleghi e tecnici e scopriamo che il TC della Brutale è talmente poco invasivo che sembra non ci sia: non produce il tipico “rumoraccio” né lo si avverte sull’assetto, solo con la posizione 8 inserita e guidando come un pazzo si riesce ad identificarlo, ma questo a detta dei tecnici della MV, perché noi l’esperimento potenzialmente suicida non ci siamo sentiti di farlo.
In definitiva, la Brutale cambia quasi completamente senza essere stravolta e senza tradire i tanti appassionati che si sono innamorati di quest’occhione alla Stallone, della coda o del serbatoio. Le due versioni si differenziano, secondo noi, per l’utilizzo finale che ne vorrete fare: una bella 990R se siete per le scampagnate domenicali e l’aperitivo serale, sempre tenendo presente che un po’ di esperienza di guida è necessaria e che non state guidando una Hornet, o una bella 1090RR se siete già dei discreti manici e desiderate esplodere la potenza MV in pista.
Entrambe sono oggetti di esclusiva bellezza e unicità, è disponibile in rosso o in nero la 990R e nella livrea bicolore rosso/grigio, tradizionale MV, o bianco/nera la 1090RR.
Il prezzo delle due moto a noi sembra contenuto: 15.500€ per la 990R e 18.500 per la 1090RR.
No, non è una provocazione, lo pensiamo davvero. Quanto costa a voi una Lamborghini Murcielago e perché vi costa così tanto? Ebbene la stessa cosa vale per l’MV: non stiamo parlando di una moto da milioni di esemplari venduti, parliamo di una moto escusivissima, che monta il meglio del meglio in ogni sua componente, addirittura con le saldature fatte a Tig, splendidi ricami che si possono fare solo a mano, e dispone di una serie di soluzioni a dir poco all’avanguardia, oltre che di un fascino ed un’estetica degne di essere ammirate al M.O.M.A. di New York; si parla quindi di un’opera d’arte che strappa l’asfalto quando passa, di un sogno neanche poi tanto difficilmente realizzabile, della voglia di poter essere, almeno una volta nella propria vita e senza rimorso, un pilota Brutale!

MARCA: MV Agusta

TAG: MV Agusta MV Agusta Brutale

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