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Immatricolazioni: per l'auto un semestre negativo

Il mercato italiano perde nei primi sei mesi del 2013 oltre il 10%. Così secondo i costruttori il Fisco ci rimette

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-10,3%. Il primo semestre del 2013 si chiude in negativo per il mercato dell'auto italiano sulla falsariga di un declino che è ormai in atto da ben 37 mesi. Secondo i dati diffusi dal Ministero dei Trasporti sono state circa 84.000 le auto vendute nella prima metà dell'anno. Il computo al 30 giugno si è infatti fermato a quota 731.203 auto immatricolate, rispetto alle 815.213 dell’anno precedente. 

GIU' LE ITALIANE. In un quadro complessivo a tinte scure, anche le marche italiane accusano i colpi della crisi: nei primi sei mesi del 2013 le immatricolazioni dei marchi del Gruppo Fiat ammontano a 213.152 unità (-11,4%), mentre resistono i segmenti di fascia alta, con Lamborghini che ha guadagnato il 7,1% e soprattutto Maserati, sospinta dai nuovi modelli Quattroporte e Ghibli, che inizia a riprendere quota con un + 59,7%. Da segnalare che nel panorama di flessioni complessive, solo due carrozzerie, crossover e monovolume piccoli, evidenziano un segno positivo, rispettivamente +7,4% in volume per i crossover e 1,6 punti in più di quota (al 10%) e +36% in volume per i monovolume piccoli e un incremento di 2,4 punti percentuali (al 7,1%)

LE PROPOSTE DELLA FILIERA. Secondo Roberto Vavassori, presidente di ANFIA, è necessaria "l’attivazione di strumenti in grado di aumentare la produzione di autoveicoli nel nostro Paese, di favorire gli investimenti in R&D e di supportare l’export delle aziende italiane, nella logica di promuovere una legislazione veramente competitiva per il comparto. Entreremo nel dettaglio delle misure in un prossimo incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico". Per Massimo Nordio, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere "dal solo settore auto si sono persi altri 270 milioni di euro di IVA e 1,6 miliardi di fatturato rispetto ai valori dello scorso anno, accelerando così l’involuzione del contributo del settore al PIL e alla produzione di gettito fiscale".
 

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