Pneumatici: arriva l’estate, togliamo gli invernali

Perché nella stagione calda è sconsigliato utilizzare i pneumatici winter. Gli spazi di frenata si allungano in estate e sale il consumo di carburante.

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Arriva da Continental l'avviso di di togliere gli invernali considere le temperature piuttosto basse di questo periodo che induce molti a utilizzare ancora pneumatici invernali.
E’ un errore sul quale Marco Vellone, responsabile della divisione post-vendita di Continental Italia SpA, avverte: "Nei periodi più caldi dell’anno gli pneumatici invernali hanno spazi di frenata più lunghi rispetto a quelli estivi, e la precisione di sterzo si riduce considerevolmente”. Del resto, i test di guida a temperature estive dimostrano che un’auto dotata di pneumatici invernali, in caso di una frenata di emergenza dai 100 km/h, si arresta in uno spazio di 6 metri superiore rispetto ad una vettura equipaggiata con pneumatici estivi di ugual misura. "E’ una distanza addirittura superiore alla lunghezza di un’automobile”, osserva Vellone, “considerando anche il fattore non indifferente della velocità residua di 37 km/h che il veicolo con pneumatici invernali ha ancora nel momento in cui quello dotato di coperture estive si è già arrestato”.

MENO SICUREZZA ECONSUMI PIU' ALTI. La precisione dello sterzo – importante per evitare incidenti ad alte velocità – si riduce di circa il 15% con gli pneumatici invernali durante il periodo estivo. Se una manovra di emergenza a 80 km/h è considerata non problematica con gli estivi, gli invernali in estate raggiungono la soglia critica già intorno ai 70 km/h. "La sicurezza dovrebbe sempre avere la priorità su tutto", afferma Marco Vellone.
Anche per chi guida soltanto nel traffico della città, gli pneumatici invernali non sono la scelta migliore. Il loro livello di usura è alto nei periodi caldi dell’anno e la loro resistenza al rotolamento durante l’estate è superiore del 15% rispetto agli pneumatici estivi. Il tutto si traduce in un incremento percettibile del consumo di carburante e nella riduzione sensibile della aspettativa media di durata delle coperture invernali. Cioè, in ultima analisi, in un considerevole aggravio di costi per l’utente.

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